Scrivo queste righe ora, sapendo che forse qualcuno le guarderà solo se mai aggiornerò questo blog con altre, stupide foto.
E' bene che rimaga ciò che è: uno sfogo personale contro il mondo, ed è giusto che resti almeno una testimonianza di ciò al mondo.
Mi sono rotta! Basta!
Mi sono rotta di credere nelle favole e che il bicchiere sia sempre mezzo pieno. Il bicchiere non è né mezzo pieno né mezzo vuoto: il più delle volte è del tutto vuoto, quello che vedi dentro sono solo piccoli miraggi.
Mi sono rotta di sperare che le altre persone ti guardino almeno con un decimo dell'interesse con cui le guardi tu.
Mi sono rotta di prenderlo in tasca, di essere sempre contro.
Perché ci sono persone che per il semplice fatto che aprono bocca hanno il sacrosanto diritto di essere ascoltate e seguite e altre persone che posso starnazzare quanto vogliono le loro ragioni, tanto rimarranno sempre oche agli occhi degli altri. Oche o simil-mostri che mettono paura, oppure appaiono come enormi zanzare che danno noia e non sono degne di essere seguite.
Sono stanca di starnazzare al mondo e alla gente quanta fiducia ripongo in loro, mentre da dietro mi prendono a bastonate, anche se di solito "solo" bastonate psicologiche.
Uno aiuta gli altri quando questi stanno male, costruisce idee con queste persone e poi cosa si ritrova in mano? La più totale incomprensione reiterata temporalmente e spazialmente. E quel che è tragico è che ancora continua ad aver fiducia che in futuro, chissà, le cose tornino come sono state una volta.
Mi guardo alle spalle e mi rendo conto che le situazioni che vorrei tornassero sono i rari punti di equilibrio di una funzione tutta di massimi, dai quali è così facile cadere giù... mai che ci fosse un punto di minimo stabile e piacevole. Quelli ci sono, ma sono di merda.
Mi sono rotta di rimanere male per delle emerite cazzate. Mi reputo troppo intelligente per accettare ancora di rimanere male per queste stronzate.
Basta. Sento che devo smettere di sognare nelle cose che realmente mi appassionano e devo dedicarmi ad una vita comune, dove le più grandi aspirazioni sono avere il conto in banca rifornito di un altro stipendio, alla fine del mese e dove si va a vedere i film al cinema, e poi ci si dimenticano. Questo è quello che ci si aspetta da me.
Non la creatività, iperattività, forse.
Basta mettere il cuore nelle cose che mi interessano, perché a lungo andare questo cuore si fa male a prendere tutte le batoste delle delusioni. Basta costruire il castello di carta che mi piace tanto, ma che vola via al primo soffio sulle candeline.
Ricominciare a fare la brava bambina che studia, studia e quando ha finito di studiare che fa? Studia ancora perché così si avvantaggia sulla lezione del giorno dopo. E poi terminare l'università, certo, e cercare il posto di lavoro che mi aspetta da anni. Già, perché sono anni che mi aspetta, ricordiamocelo... sono anni che la gente aspetta che termini i miei studi. Perché sono indietro, sono una fallita: mettere a verbale!
L'idea di fare il dottorato? E a far che? Tanto si prende poco e non ci sono sicurezze. E neanche ci proverò a muovermi in una tale direzione.
Forse è questo che ha incentivato il mio blocco: l'idea che una volta terminato l'apprendimento debba mettermi subito in una scatola di lavoro a fare una cosa, una sola cosa, invece che magari continuare a sperimentare e studiare con un ottica diversa.
Ma va bene così. E' questo che va fatto. Così le persone a cui tengo davvero, quelle che credo non siano effimere come le appassionanti speranze di soddisfazione dai miei stupidi hobbies, quelle persone saranno contente, e forse io, vedendo loro, sarò contenta con loro.
Ogni sera prima di dormire mi ripeto che ancora deve arrivare il mio momento di realizzare i miei sogni, che, badate bene, non sono niente di che, intendiamoci. E ogni mattina constato che l'attesa è sempre più lunga e la voglia di aspettare cala, cala...
e rimane solo da dire BASTA, MI SONO ROTTA!
Torniamo indietro e studiamo elettronica II, che quella sì che mi farà felice.
giovedì, febbraio 01, 2007
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5 commenti:
Non so se può esserti d'aiuto, comunque mi sembra di riconoscere nel tuo stato d'animo sentimenti che ho provato e provo spesso anch'io.
Credo che il senso di delusione che provi sia molto diffuso nella nostra generazione... non ci sono grandi risposte, non al momento, almeno.
Ti lascio solo una citazione di Fourier, non quello caro agli ingegneri delle telecomunicazioni, ma il meno noto filosofo suo contemporaneo (chissà se si sono conosciuti):
"la felicità è coltivare tante passioni".
Coltivare, certo... e se poi vengono su solo erbacce oppure arriva un cane e ci piscia sopra? Cmq grazie davvero per le tue parole... pensavo nessuno avrebbe letto le mie cazzate in quest'era geologica...
E cmq, sai cos'è di me che amo e allo stesso tempo mi sta sul culo? Che investo troppe speranze nelle cose, puntualmente queste vanno male e allora, invece di lasciar perdere e chiudere il discorso, onde evitare nuove capocciate, io mi auto-convinco che basta guardare la situazione da un altro punto di vista, perché è superabile e, adattandomi, entro breve tornerà rosea. E così la storia ricomincia...
E come se non bastasse, domani vado a sciare... spero di tornare in un'unica soluzione e non tipo i mobili ikea quando li compri...
Ma funziona st'affare?
Dispiace sempre trovarsi a cor reggere il Dottoma Netti, ma tant'è che la frase è satta di Fourier, è la seguente:
"L'afe, lì, cita Eco 'l tivareta, 'n te passi, oh, nì!"
Ma questo Fourier era ugro-finnico?
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